venerdì 21 ottobre 2016

Step 06: Il Tenné nella Scienza

Abbiamo visto entrare il Tenné all'interno di mondi più disparati (e non è finita!). Prima di proseguire, tuttavia, sarebbe bene domandarci come e quando la nostra tinta, in tutte le sue tonalità, si introduce nella ricerca scientifica in senso lato.
Nel Medioevo, era riconosciuto un modello di corrispondenza tra pianeti, colori, metalli e pietre preziose. Chi per primo però ha indagato sulla loro natura basandosi sull'osservazione, sull'ipotesi, sull'esperimento?

Isaac Newton, noto per il suo trattato l'Ottica (1704), fu il primo ad osservare che un raggio di sole, attraversando un prisma, si dilata in uno spettro oblungo, l'arcobaleno, in cui il rosso e il violetto ai suoi due estremi delimitano i colori intermedi.
In contrasto con il fisico inglese, Louis Bertrand Castel, matematico francese autore dell'Ottica dei Colori (1740), testo in cui osservò che i colori della luce suddivisi dal prisma dipendevano dalla distanza dal prisma. Ecco il primo trattato di fisica in cui appare il colore Fauve, traduzione francese di fulvo.

La diffrazione della luce secondo Castel: viene prodotto il colore "fauve"

Nel 1758 il matematico e astronomo tedesco Tobias Mayer (1723-1762) realizza il primo sistema tricromatico di ordinamento dei colori materiali (cioè superficiali, di pigmenti). Mayer parte dai tre colori che considera “perfetti” o “puri”: il rosso, il giallo e il blu e li rappresenta ai tre vertici di un triangolo. Le mescolanze di due di tali colori sono situate sui lati del triangolo, le mescolanze di tre colori all’interno del triangolo. Ogni colore è rappresentato dalle quantità delle tre componenti rosso, giallo e blu. Per esempio 4, 6, 2 è un ocra con 4 parti di rosso, 6 parti di giallo e 2 parti di blu. La sua teoria è contenuta in una conferenza alla Göttingen Academy of Sciences intitolata De affinitate colorum commentatio (1758). Il suo obiettivo era quello di stabilire quanti colori l’occhio umano fosse in grado di distinguere. Considerando 12 colori per ogni combinazione di primari e 10 livelli di “chiarezza”, il risultato di Mayer era che l’occhio umano può distinguere 910 colori diversi (oggi si ritene che l’occhio umano possa distinguerne circa 10 milioni).

Il triangolo cromatico di Mayer


Nel 1775 il fisico tedesco Georg Christoph Lichtenberg che aveva curato la pubblicazione dell’opera omnia di Tobias Mayer nel volume Opera ineditariprende il modello triangolare di Mayer ma con soli sette colori per lato, e su questo applica la regola del baricentro di Newton. Ottiene una notazione identica a quella della moderna colorimetria. Ma se la regola del baricentro di Newton si basa su mescolanze di luci, il triangolo di Mayer è basato su mescolanze di pigmenti. Dal vertice in alto e seguendo il lato destro centrale si diramano tonalità dall'arancione al giallo rossastro.
Il modello cromatico triangolare di Lichtenberg

Riportiamo infine la stella di Johannes Itten (in tedesco Farbenkugel, 1921), che si ottiene immaginando di “sbucciare “ la sfera cromatica che, vista dall’alto, mostra il polo bianco al centro, mentre quello nero viene suddiviso nelle dodici punte della stella. L’anello intermedio contiene i colori saturi. Gli altri anelli contengono le tonalità dovute a mescolanze con il bianco ed il nero. Ogni punta a partire dal centro presenta 6 tonalità dello stesso colore dal chiaro allo scuro; nei cerchi concentrici si osservano 12 colori diversi ma con la stessa intensità. Interessante per noi la punta dell'arancione.


La stella cromatica di Itten


GEOLOGIA
Anche in geologia, l'indagine su rocce e minerali comporta il riconoscimento di nuove gradazioni di colore. 
Dal Dizionario di autognosia eccletica universale o sia fior di scienza (1842) di Antonio Zambaldi ci proviene una definizione della corniola:
"specie di minerale a base di silice, di color rosso carneo, volgente da un lato al color giallo della cera sino alla così detta corniola cotognina od anco al bruno cornea mentre poi dall'altro lato volge essa gradatamente sino al più intenso rosso cupo di granata" 
Pietra della corniola
Ancora, nel manuale di scienza e storia naturale, Dello stato fisico del suolo di Roma (1820), Giovanni Battista Brocchi indaga sulla costituzione del terreno della capitale in base alla natura delle rocce; è nella sezione di quelle vulcaniche che egli si sofferma sulle varietà di tufo, la cui massa è un aggregato di scorie, lapilli e ceneri; sul tufo litoide afferma:
"Il suo colore è rosso lionato con macchie di tinta più carica o che dipendono da frammenti di lava cui tessitura si accosta a quella della pomice."
Tufo litoide rossastro


Curiosità: il nome Tenné deriva dal tanno, che in biologia indica la corteccia di alcuni vegetali contenente tannino, specialmente della quercia (Quercus), impiegata nella concia del cuoio.


Corteccia di quercia


Il genere Quercus comprende alcune specie sempreverdi, diffuse prevalentemente lungo le coste del Mediterraneo. Le più comuni querce sono state classificate da Linneo, botanico svedese del '700, come Quercus robur e vengono dette comunemente roveri.
Dal Dizionario enciclopedico delle scienze, lettere e arti (1834) di Antonio Bazzarini leggiamo qualcosa in merito alla corteccia del rovere:
La corteccia pestata e polverizzata somministra la miglior concia per la preparazione delle pelli; dà un colore fulvo, e può fino a certo punto sostituire le galle e le cupolette nella tintoria e nell' arte del cappellaio "

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